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Azione e riposo.

Giudice interiore, Reiki, Consapevolezza, Transpersonale

Azione e riposo.

In questi giorni rifletto sull’esigenza che l’organismo ha di riposare e l’importanza di ascoltarla.

Nel riposo l’organismo macina i vissuti, le emozioni, i pensieri, i rapporti, i contatti, i sentimenti.

Nel riposo elabora la miriade di informazioni che ha ricevuto, le digerisce favorendo così la trasformazione. Ciascuno di noi, consapevole o meno, è nella trasformazione.

In profondità, l’organismo elabora tutto ciò che passa per il cuore.

La ferita nel cuore non riconosciuta o non ascoltata può arrivare fino al corpo fisico, manifestando sintomi e malattie.

Altri piani necessitano di maturare, evolversi, guarire insieme e oltre il corpo fisico.

A volte siamo attraversati da un fiume che appare nero, scorre e fa vibrare la paura per la propria sopravvivenza.

Per contrastare il fiume entriamo in una sorta di iper-vitalità, dove il riposo diventa marginale, oppure entriamo in uno stato depresso, vittimistico, ritirandoci dal mondo e da noi stessi e manca l’energia per l’azione.

Quando il fiume emerge, porta con sé ansia e paura di non farcela, l’urgenza di trovare una soluzione, il timore di uscire dal castello, dalla zona confort, di dover affrontare ciò che si è rimandato, o la ferita, lasciarsi cadere dentro la ferita, esporla, farci i conti, entrare nello sconosciuto.

E’ un momento potente che fa parte della cura e prelude una possibile guarigione se ci si rende disponibili a lasciar andare le identificazioni con il falso Sè e guardare in faccia la verità su noi stessi.

Quando quella forza, quella vitalità, quella sete insaziabile di vita che si era manifestata con movimento, azione, possibilità, sperimentazione, anche di cose rimandate in passato, forse un po’ appassite e ora rifiorite nell’impeto vitale, viene meno, è il momento di riposare e il fiume interno si fa impetuoso. Se ci si allinea al fiume si scopre che il nero contiene anche luce, luce di consapevolezza, di amore per se stessi, luce di essenza.

Perché la cura abbia effetto è necessario un momento di stop, in cui ci si ferma, per dare il giusto tempo al sistema di lasciar andare tutto ciò che è pesante, si sperimenta così un alleggerimento, una liberazione da tensioni e rigidità, da parti cronicizzate, immagini di sé obsolete, inscatolate in credenze e illusioni.

La cura e la guarigione, sono un processo che porta trasformazione.

Allinearsi al processo è cura.

Anche a livello fisico avviene un processo trasformativo, in quanto il corpo processa tutto ciò che avviene sugli altri piani.

Il corpo processa nelle giunture, negli organi, nelle ossa, muscoli, postura, e quando appare la luce della comprensione sui piani più sottili, attraverso le pratiche energetiche, la meditazione, attraverso la consapevolezza, il corpo rilascia e rilassa, per farlo si ferma.

Più si resiste al fiume, più si crea lontananza da quel fiume, più è difficile fermarsi.

Nello stop, sale ciò che deve salire, per questo a volte si resiste allo stop, al riposo, per non fare i conti con il fiume di ansia, di preoccupazione, di abitudini e identificazioni.

Lo stato di coscienza nel quale siamo fa la differenza.

Se la mente è agitata, nel riposo si scatena la negatività dei pensieri, tensioni, resistenze, paura della tragedia, della morte, timore dello sconosciuto che si apre, ansia.

L’ansia genera ansia e come un mulinello, genera la mente negativa.

Lo stato di coscienza in cui osserviamo ciò che si manifesta, con presenza viva e rilassata, può accompagnare in maniera profonda il processo di cura, sia che riguardi il corpo, sia riferito ad altri aspetti di noi stessi.

Per allenare la presenza esistono molti modi, riferiti a diverse tradizioni e canali di pensiero, il più semplice a mio avviso visto che mi funziona, è notare dove l’attenzione si appoggia, cosa emerge quando l’attenzione si ferma in un punto piuttosto che in un altro, e mi domando:” Chi sta osservando? Chi sente? Chi sperimenta?”

L’ allenamento alla presenza ci permette di riconoscere lo stato di coscienza in cui siamo e il contatto con la Luce del fiume che ci sta attraversando.

Insieme ad ogni esperienza possiamo vivere una testimonianza dell’esperienza stessa e l’attenzione, sempre di più va verso di essa, con essa: la testimonianza.