La pappa pronta.

Così come ci sono persone che non sanno o non osano chiedere e si “arrangiano” ai limiti dell’impossibile, anche sotto sforzo, a fare qualunque cosa da soli, imparando, provando e riprovando, si assumono compiti e impegni, soprattutto con se stessi, esistono persone che per qualunque cosa chiedono aiuto, sostegno, che qualcun altro faccia per loro.

Ho soprannominato questa tipologia di persone coloro che vogliono la pappa pronta.

Arrivano in ritardo, chiedono continuamente, non per incapacità, anche cose semplici, che magari richiedono solo un po’ di tempo per essere portate a termine, si ritraggono di fronte a un compito perché “troppo impegnativo”, con la scusa “ho così tanto da fare, pensaci tu”.

“Mi ricordi tu che ci vediamo giovedì? Scrivimi il giorno prima.”

“Mi cerchi tu questa cosa? Così risparmio tempo.”

Gli eterni bambini hanno bisogno di mamma anche una volta cresciuti e spesso trovano in amici, compagni, famigliari, chi riempie loro il piatto, chi soddisfa le loro infinite esigenze di attenzione, facilitazione, accudimento, accompagnamento.

Nel primo caso l’assunzione di responsabilità diventa prima o poi gravosa, nel secondo è ovviamente rimandata e/o non contemplata.

Entrambe le posizioni sono, a mio avviso, disfunzionali e richiedono una esplorazione e una presa di coscienza di sé da parte di chi le interpreta.

Quando la pesantezza di fare tutto da soli è al limite si è davanti a se stessi, senza scampo. Imparare a chiedere è sano.

Anche quando il piatto rimane vuoto, si è davanti a se stessi.

Imparare a riempirlo da soli è sano. Per farlo si cucina e preparare il cibo è una attività che richiede pazienza, impegno, cura.